Le foreste, in Lombardia e nel mondo
Fra 20 anni le foreste potrebbero non essere più in grado di assorbire le nostre emissioni di carbonio
Partiamo da un dato di fatto, concreto e preoccupante: se si mantiene l’attuale tasso di riscaldamento, la capacità della Terra di assorbire attraverso le piante quasi un terzo delle emissioni di carbonio causate dall’uomo potrebbe essere dimezzata entro i prossimi due decenni.
L’allarme proviene da un nuovo studio pubblicato su Science Advances e condotto dai ricercatori della Northern Arizona University (NAU), del Woodwell Climate Research Center e dell’Università di Waikato, in Nuova Zelanda.
Come spiega GreenMe, negli ultimi decenni la biosfera ha generalmente assorbito più carbonio di quanto abbia mai rilasciato, mitigando il cambiamento climatico. Ma poiché le temperature da record continuano a diffondersi in tutto il mondo, questo potrebbe non continuare: i ricercatori hanno rilevato una soglia di temperatura oltre la quale rallenta l’assorbimento di carbonio dalle piante e accelera il rilascio di carbonio.
“Attualmente meno del 10% della biosfera terrestre sperimenta temperature oltre il massimo fotosintetico, ma, se il tasso di emissioni non calerà, fino al 50% della biosfera potrebbe superare tale soglia entro il 2050”.
Il decalogo delle priorità per le foreste italiane
Urge un’inversione di rotta. E per arrivare a cambiamenti globali occorre partire dal piccolo, dal proprio territorio. La Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF) ha formulato un decalogo con le priorità del 2021 per le foreste italiane:
- Politiche forestali: riformare le istituzioni nazionali e regionali che si occupano di foreste e aree interne nella logica della semplificazione (sportello unico), della partnership (contratti di gestione a imprese, in particolare a quelle non profit di animazione delle aree interne), del supporto all’innovazione sociale (associazioni fondiarie, cooperative comunità, energy communities, ecc.) e tecnica, del monitoraggio (a partire dalla misura dei servizi ecosistemici offerti – quantità e valore) e della comunicazione.
- Pianificazione forestale: incrementare e finanziare la pianificazione forestale (attualmente limitata al 18% delle foreste italiane) e la certificazione di gestione sostenibile (attualmente solo al 9%).
- Foreste resilienti: investire nella prevenzione dei danni alle foreste dovuti agli eventi climatici estremi (prima di tutto gli incendi); inserire nei piani forestali le analisi di vulnerabilità agli eventi estremi e le strategie di prevenzione, mitigazione e adattamento locale delle foreste agli incendi e ai cambiamenti climatici; rianimare la vivaistica forestale al servizio delle attività di ricostituzione post-disturbo e della ricerca di varianti genetiche meglio adattabili alle pressioni della crisi climatica (migrazione assistita).
- Lotta al dissesto idrogeologico: approvare nel PNRR il vasto progetto di miglioramento e ricostituzione delle superfici boschive per la prevenzione dei dissesti idrogeologici, e cominciare ad attuarlo.
- Biodiversità: promuovere la connettività ecologica e funzionale dei paesaggi forestali con un progetto integrato a scala nazionale; avviare la rete nazionale delle foreste vetuste e primarie, come richiesto dalla strategia EU per la biodiversità al 2030.
- Lavoro: Rilanciare la dignità dei lavori forestali e ambientali e continuare il lavoro su formazione e sicurezza dei lavoratori boschivi, avviato con il D Lgs 34/2018 e i suoi decreti attuativi sulla formazione e sugli albi professionali.
- Verde in città: effettuare un censimento del patrimonio arboreo e dei suoi benefici in tutte le grandi città italiane (molte città – ad es. Roma – ne sono ancora sprovviste), sulla falsa riga del programma FAO Tree Cities of the World.
- Uso sostenibile del legno: riattivare la filiera nazionale del legno, per diminuire la dipendenza dalle importazioni (anche insostenibili), ad esempio mediante: miglioramento della qualità dei boschi e del legno per una maggiore produzione di legno da opera di alta qualità, investimento in filiere ad elevato valore aggiunto e a produzioni della nuova bioeconomia forestale (tessili, medicinali, chimiche), defiscalizzazione dei lavori di miglioramento boschivo e ambientale, organizzazione di piattaforme virtuali per l’ organizzazione di lotti omogenei di assortimenti legnosi.
- Mitigazione climatica: incentivare l’impiego di legno locale e l’uso “a cascata” del legno, privilegiando cioè gli impieghi a lunga durata di sequestro del carbonio come quelli nel settore edilizio e strutturale, ad esempio con leggi sul public procurement(in Francia il 50% della struttura degli edifici pubblici dovrà essere in legno). Parallelamente, destinare all’uso energetico (combustione) solo ciò che non è più riutilizzabile o riciclabile (attualmente invece l’80% dei prelievi viene bruciato per produrre energia) e formulare piani di approvvigionamento sostenibile di biomassa legnosa “di scarto” per piccoli impianti di teleriscaldamento diffusi nelle aree montane e interne, al servizio di edifici pubblici, attività industriali e strutture ricettive, per sostituire i combustibili fossili.
- Tessuto socio-economico: Favorire (con leggi o incentivi) l’aggregazione a livello locale e la ricomposizione fondiaria, per facilitare la gestione forestale sostenibile a una scala opportuna (la parcellizzazione spinta è un limite alla sostenibilità e prelude all’abbandono della cura delle foreste). Dare attuazione al collegato ambientale del 2015 e avviare forme di remunerazione economica per i servizi ecosistemici di regolazione delle foreste (carbonio, biodiversità, protezione idrogeologica, fornitura d’acqua potabile).
Il Rapporto sullo Stato delle Foreste in Lombardia
Intanto, per quanto riguarda la Lombardia, il Rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia del 2019, redatto da ERSAF (l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste), è stato appena presentato alla VIII Commissione Agricoltura e alla VIII Commissione, montagna, foreste e parchi.
Uno dei dati più importanti che emergono è il fatto che, in Regione Lombardia,
“si conferma la costante crescita dell’avanzata del bosco per cause naturali: nel triennio 2016-2018 si è avuto un incremento medio annuo pari a 4.917 ettari . Il valore è superiore rispetto al precedente trend di 1.059 ettari”.
L’aumento della superficie forestale interessa prevalentemente ancora la fascia montana (3.391 ettari annui), ma è elevato anche in pianura (939 ettari) e nella fascia collinare (587 ettari).
La superficie certificata complessiva in Lombardia è di 69.711 ettari, distinta in 67.621 ettari di bosco, 1975 ettari di pioppeti e 115 ettari di aree naturalistiche. Per quanto riguardo i boschi in particolare, la superficie certificata in questo ultimo anno è aumentata del 74% grazie alla certificazione ottenuta da diversi Consorzi forestali. La Lombardia ospita il 7.7% della superficie nazionale certificata e il 10,9% dei boschi lombardi sono certificati.
L’utilizzo prevalente del legname richiesto al taglio è quello energetico (72,4% sul totale; 451.574 metri cubi ) di cui il 40% è stato dichiarato per autoconsumo e la restante quota per uso commerciale. Il volume destinato al legname da opera ed altri usi commerciali rappresenta il 25,4% del totale (141.362 metri cubi ), di questo solo una piccola quota sarà destinata all’autoconsumo (0,9%). Considerando anche la massa ottenuta dalle piantagioni di pioppo, il volume richiesto in Lombardia nell’anno raggiunge un valore quasi doppio rispetto a quello monitorato dalle denunce di taglio bosco, pari a circa 1,2 milioni di metri cubi.
“La chiave per una maggiore tutela del patrimonio boschivo è la valorizzazione economica del legno e la valorizzazione della multifunzionalitá delle foreste. Per questo negli ultimi tre anni abbiamo dato una accelerazione notevole alla certificazione dei boschi lombardi, garantendo il riconoscimento internazionale di gestione sostenibile”
ha spiegato l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Fabio Rolfi.